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Fitoterapia e oligoterapia

L'etimologia della parola deriva dal termine greco “fitos”, utilizzo a scopo terapeutico di quelle che vengono chiamate piante officinali.

Il termine officinale deriva a sua volta da “officina”, che era il vecchio laboratorio farmaceutico del medico. Termine che risale al Medioevo, dove il tecnico trasformava non solo materie prime di origine vegetale, ma anche elementi di origine minerale ed animale.

Questo approccio fa riferimento ad una concezione filosofica dove l'uomo viene visto come la somma di tutto l'universo e quindi di tutti i regni precedenti e ognuno di questi regni può essere utile per riportare un equilibrio che nell'uomo è complessivo.

Quindi in qualche modo l'uomo racchiude in sé elementi vegetali, minerali ed animali, cosa che peraltro si ritrova in molte medicine non convenzionali come l'Omeopatia, la Medicina Antroposofica, ecc.

Ma la Fitoterapia non è una specificità delle medicine non convenzionali, l'utilizzo terapeutico delle piante si ritrova in tutti i sistemi terapeutici umani, da quelli più antichi e basati su osservazioni ed empirismo, a quelli più sofisticati e con livelli di complessità teorica elevata, fino alla moderna biomedicina.

La Fitoterapia si intende quindi come terapia delle piante medicinali, sfruttate ad uso farmacologico anche dalla medicina accademica convenzionale.

La Fitoterapia sfrutta la pianta che viene considerata:

  • da un punto di vista botanico

  • da un punto di vista chimico

  • da un punto di vista farmacologico

  • da un punto di vista clinico

Tutto questo fa di una pianta un'unità morfologica e terapeutica, dove i singoli elementi non sono assolutamente scomponibili.

Non tutte le piante si definiscono “officinali”. La pianta come individuo, ha delle caratteristiche biologiche sue: non va  a mangiare le altre piante per vivere come fanno gli animali, è autosufficiente, per cui è in grado di fare fotosintesi clorofilliana attraverso il metabolismo degli zuccheri e costruirsi un corpo di cellulosa e lignina, etc. e può avere delle vie secondarie.

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In tutte le piante vengono riconosciute quelli che vengono chiamati “costituenti primari” (lignina, amidi, derivati vari dai carboidrati, etc.), mentre le officinali hanno metaboliti secondari che sono quelli che a noi interessano e che sono appunto chiamati principi attivi.

Principio attivo è una molecola farmacologicamente attiva, vale a dire che una volta che questa molecola entra nell'organismo vivente, provoca delle modificazioni: queste non necessariamente sono “belle e sane”, perchè non bisogna dimenticare che i maggiori veleni tossici e mortali sono di origine vegetale.

Questo concetto è importante, perchè molti fra i consumatori si avvicinano all'erboristeria con l'idea che il  “naturale” è bello e fa bene e se proprio non fa bene, sicuramente non fa male.

Quindi il terapeuta ha una responsabilità notevole quando consiglia il trattamento terapeutico attraverso delle piante, sapendo di indurre un cambiamento nell'organismo.

Perchè mai le piante dovrebbero avere un'attività sull'organismo umano?

L'attività delle piante è in molti casi dovuta ad una somiglianza di struttura per cui il ricettore presente nell'organismo umano vede passare questa molecola e la prende come una molecola propria e questo permette dei giochi di sinergia (viene portata una sostanza in più)  o di antagonismo (la sostanza ruba il posto).

Per esempio molte piante ipocolesterolizzanti lavorano in questo senso perchè “rubano” la proteina di trasporto al colesterolo, si attaccano sulle HDL e lasciano libere le altre proteine di trasporto e questo è giocato tutto sulla somiglianza, altrimenti il processo non avverrebbe.

La pianta officinale rappresenta quindi un'unità terapeutica che è l'unità dei principi attivi e nel momento in cui la si sfrutta a livello terapeutico, agisce con l'interazione delle parti dell'individuo che è in cura.

Il concetto che sta dietro a tutto questo è in qualche modo filosofico, il vivente è una cosa viva e viva significa che cambia, che si muove, che è fluente dal punto di vista biologico e allora l'attività terapeutica esordisce dal fatto che viene messo un vivente fluente, il quale si sovrappone al fluente vivente dell'individuo.

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Oligoterapia

Per oligoterapia si intende una terapia basata sulla somministrazione di quantità minime di oligoelementi.

Nel nostro organismo sono presenti vari minerali e metalli che si possono suddividere in due categorie a seconda della loro concentrazione: oligoelementi e macroelementi.

Gli oligoelementi sono minerali presenti in concentrazione ridotte, cioè in tracce. Sia i minerali presenti in tracce che quelli presenti in dosi più alte svolgono delle importanti funzioni nel nostro organismo, partecipando alla struttura di organi e tessuti, o fungendo da coenzimi, che attivano importanti reazioni biochimiche.

La loro carenza induce alterazioni fisiologiche e strutturali, pertanto il loro apporto previene e ristabilisce alcuni squilibri derivati dalla loro mancanza. In Paracelso, erede della cultura pesiana ed egizia, l'oligoterapia assume un suo primo assetto embrionale.

I metalli da usare in oligoterapia sono sette, come i pianeti del sistema solare, ai quali vengono abbinati:

  • ORO – SOLE

  • ARGENTO – LUNA

  • RAME – VENERE

  • STAGNO – GIOVE

  • FERRO – MARTE

  • IDRARGIRIO – MERCURIO

  • PIOMBO – SATURNO

Paracelso preparava sigilli per le diverse affezioni fondendo i metalli ed applicando la lamina così ottenuta sulla parte interessata.

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Di straordinaria attualità appaiono, in particolare, alcune prescrizioni, come quella dell'associazione Rame-Oro-Argento che ritroviamo nell'oligoterapia catalitica.. La Catalisi, dal greco “katalisis” = dissoluzione, è l'accellerazione di una reazione chimica indotta dalla presenza di una sostanza che non viene né consumata né trasformata nel corso della reazione.

La catalisi presenta quattro caratteristiche principali:

  • il catalizzatore accellera di migliaia di volte la velocità di una reazione chimica senza spostare l'equilibrio;

  • il catalizzatore si ritrova inalterato al termine della reazione chimica in quanto ha la capacità di trasformare un'altra sostanza senza intervenire nella trasformazione;

  • il catalizzatore presiede ad una determinata reazione chimica. Per questa specificità degli effetti catalitici, la chimica degli esseri viventi viene definita con l'espressione "una reazione-un enzima";

  • il catalizzatore solitamente agisce in concentrazioni espremamente piccole.

Il numero imponente di reazioni chimiche che si svolgono nel piccolo spazio cellulare, ha la sua causa nella precisione, efficacia e specificità della catalisi enzimatica.

Gli enzimi sono proteine di origine cellulare, capaci di accellerare notevolmente, per azione catalitica, la reazione chimica di una sostanza secondo una rigorosa specficità; svolgono la loro attività senza essere distrutti né trasformati.

Le reazioni biochimiche all'interno dell'organismo sono favorite dai cofattori enzimatici. Gli oligoelementi, in quanto componenti delle strutture enzimatiche, favoriscono le trasformazioni biochimiche favorendo ed accellerando la reazione biochimica. Al termine di quest'ultima, l'oligoelemento rimane attivo e disponibile per altre reazioni.

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